Testo e fotografia Vincenzo Battista.

L’immortalità delle acque e la monumentalità del bosco: genetica degli organismi viventi che si rincorrono da tempi immemorabili, primordiali, e poi la scoperta di se stessi, un connubio tra il protagonista, proviamo a pensare, che “attraversa” e non vuole fare domande, ma aspetta risposte nella foresta, abitata da misteriose presenze, a volte spettrali, che incutono terrore e rimandano a più cupi e tenebrosi pensieri. Il dialogo è aperto. Ora. L’epilogo della narrazione trova il suo culmine appunto nella scoperta, a dir poco clamorosa e affascinante, che verrà forse svelata. Ma prima le voci tra le fronde degli alberi, le apparizioni paranormali, i segreti più inquietanti, le acque addirittura parlanti che si scambiano messaggi subliminali. Le antiche leggende stregate da riti e attività coperte da un’aura di mistero si manifestano, adesso, vengono incontro al protagonista, tutto accade in un solo momento intorno al torrente che attraversa il bosco del Chiarino e scende a valle (Gran Sasso d’Italia). Gli alberi si piegano, quasi s’inchinano e restano così, gli uccelli volano via, l’acqua come per magia si ferma, immobile, e dichiara nella sua purezza l’ordine della foresta, quell’ordine, viene sconvolto, resta sospeso, mentre dal folto della forra avanza una creatura misteriosa con il velo turchese e occhi di brace. Il protagonista incredulo davanti e tutto questo è fermo, mentre la creatura cammina con il buio, alle sue spalle, che scende e inizia ad avvolge la selva. E’ lì, infine, nel folto degli alberi, a pochi metri, si arresta davanti al protagonista in quella calma metafisica, apparente, ed è pronta a…