Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Lo spirito della montagna: complessità e limiti, la” lentezza del cammino”, l’azione dinamica primordiale dei primi uomini. “I più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina” (Friedrich Nietzsche). Il cammino nella montagna, percorso di trasformazione, vuole “propiziare” dentro di noi l’attenzione dell’impresa personale, non si è più schiavi di possedere la vetta, la montagna non si vince, sappiamo che si conquista secondo una prospettiva antropocentrica ma, in fondo, viceversa, è un “pellegrinaggio”, un progetto, diversità di un resoconto forse a nostra insaputa, nel profondo silenzio a nostra insaputa, nella solitudine a nostra insaputa, così la vetta non è un traguardo, a nostra insaputa. Ad ogni passo si approfondisce la discesa del proprio sé nella montagna conosciuta luogo – altro, sì luogo fisico della fatica e della sofferenza per le interminabili ore di cammino e arrampicata, poiché intorno a noi non c’è altro che trascendenza (non la toccheremo mai con le mani…), ancora, a nostra insaputa. Scalare e scendere (timori inconfessabili per tutti) dell’inesplorato inedito che si presenta, le prove del superamento su una parete rocciosa, l’arrampicata, oppure una cengia su un precipizio, un sentiero di cresta su un dirupo: corrisponde all’entrata e alla discesa nella propria interiorità che si misura lì e in nessun altro luogo, cioè la conoscenza nell’immersione del proprio io: ogni passo, ogni contatto con la roccia, in definitiva, approfondisce ciò che si è.Cima Giovanni Paolo II, Gran Sasso d’Italia.È sintomatico che nel nostro tempo – ha scritto papa Giovanni Paolo II – di fronte a quello che è stato additato come il pericolo dell’“olocausto ambientale”, sia sorto un grande movimento culturale, mirando alla difesa e alla riscoperta dell’ambiante naturale. A tale urgenza occorre sensibilizzare soprattutto i giovani. La rispettosa fruizione della natura è da considerare elemento importante del processo creativo. Chi vuole davvero ritrovare se stesso, deve imparare a gustare la natura, il cui incanto si sposa per l’intima affinità col silenzio della contemplazione” (Angelus Domini,11 luglio 1993).Lo scenario di Giovanni Paolo II di queste montagne, i suoi occhi alzati sulle Malecoste e pizzo Cefalone, quel che ha pensato, quel che resta della sua Perdonanza…

Con noi sul sentiero Gianfranco Francazio.

La lettera.La lettera anonima, autografa manoscritta, è stata trovata ai piedi della Croce Giovanni Paolo II da Gigi Benedetti, film – maker.