Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Primo step. La fragilità delle arti visive, la Costituzione italiana e l’articolo 9, l’eccellenza dei Beni Culturali che non hanno eguali nel pianeta ma, se giriamo la “medaglia” dall’altra parte della faccia, scopriamo che l’immenso patrimonio storico – artistico dell’Italia è stato, nella Seconda Guerra mondiale per il Terzo Reich, i nazisti e i fascisti complici ( e lo vedremo), una pratica di razzia, saccheggio, merce di scambio, compromessi e favori concessi ai gerarchi: le opere d’arte prelevate da loro arbitrariamente con atto d’imperio nei musei italiani, pinacoteche, archivi, luoghi di culto anche prima del conflitto bellico, e poi la spoliazione anche durante l’avanzata degli Alleati in Italia con i bombardamenti delle città d’arte.

Secondo Step. La “Resistenza”, non quella dei partigiani, ma un’altra, parallela, condotta per salvare le opere d’arte in Italia, “dimenticata” nei libri di testo per le scuole (storia e storia dell’arte). La “Resistenza”, appunto, e l’ingegno di uomini e donne funzionari dello Stato e direttori dei musei, studiosi, professori, le gerarchie vaticane, storici dell’arte e semplici cittadini, eroi sconosciuti che si opposero alla spoliazione del patrimonio nazionale e all’esportazione forzata nella Germania del Terzo Reich, rischiando anche la propria vita: una vera e propria epopea di gesta eroiche, e poi i Monuments Men, ufficiali schierati al fronte assieme alle truppe Alleate: salvarono le opere d’arte minacciate dai bombardamenti e recuperarono quelle razziate dai nazisti, il capitano Anthony Clarke, per esempio, che disobbedì all’ordine e si rifiutò di bombardare il borgo di San Sepolcro, gemma della Valtiberina, e raderlo al suolo salvando La Resurrezione, pittura murale eccelsa di Piero della Francesca, e molte altre opere. Dirà il generale americano Clark, comandante delle truppe in Italia: “Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo”.

Terzo step. Il capitano Keller, settembre 1944, con il compito specifico di censire i danni subiti da monumenti ed opere d’arte, capitano della V Armata statunitense, osserva, in una foto d’epoca “ La Primavera “ di Sandro Botticelli (Vasari, tra l’altro, in questo modo lo cita :“Meritò dunque Sandro gran lode in tutte le pitture che fece, nelle quali volle mettere diligenza e farle con amore”) , con la divisa e i robusti scarponi da combattimento, osserva…. Forse è questa immagine in bianco e nero il punto di caduta, il crollo, la perdita d’identità dei valori custoditi per secoli, e la forte emozione che suscita la fotografia ancora oggi nel vedere il dipinto di Botticelli con la cornice, simbolo del Rinascimento, appoggiato su un muro come un utensile, salvato infine nella perdizione del conflitto mondiale. L’immagine in bianco e nero citata, insieme ad altre, è presente nell’allestimento, per altro straordinario, nelle Scuderie del Quirinale che ospita la grande mostra “ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”: oltre cento opere d’arte sottratte alla furia dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.Dentro le casse dirette in Germania, nel 1938, c’è il Discobolo, copia romana in marmo da un originale di Mirone, 455-450 a.C. (diventerà un simbolo della propaganda nazista) e sarà un dono di Hitler per il popolo tedesco.

Il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, contro il parere negativo del Consiglio Superiore delle Scienze e delle Arti e il vincolo che risaliva al 1909, contro gli stessi vincoli imposti dalle leggi, s’intesta e concede il Discobolo alla Germania. Poi sarà la volta del “Cerbiatto” della Villa dei Papiri, I secolo d. C. (Hitler e Göring si fanno fotografare insieme a questo prezioso bronzo) e tante altre di un elenco sterminato, compreso un manoscritto annotato diligentemente dallo stesso Göring con le opere da prelevare di Tiziano, Tintoretto, Rubens, Botticelli, Veronese e tanti altri autori. Hitler e Göring, qualcuno del pubblico presente nella mostra dirà che solo a vederli nelle fotografie d’epoca, incutono ancora terrore…Infine, proverò a tornarci di nuovo nelle Scuderie del Quirinale, “Arte Liberata. 1938 -1947”, ma con i ragazzi del quinto anno del liceo “ Cotugno” dell’Aquila pronti per l’esame di Stato nel mese di giugno, per capire insieme quel “valore plastico” della conoscenza, critica e formazione, nell’ambito della storia e storia dell’arte, mai così marcatamente presenti in quella mostra, tanto complementari ed esclusivi per i saperi della scuola oltre i banchi, aggettanti delle vicende sociali, che ci appartengono e sulle quali ci siamo costruiti : pensiamo a quegli eroi senza medaglie, senza nulla pretendere che, rischiando la propria vita, umili e sconosciuti, spesso dimenticati, hanno permesso che quell’articolo 9 della Costituzione avesse una sua ragione, anche dalla “Resistenza” nella tutela delle opere d’arte dello stato italiano, che oggi possiamo ancora vedere.

L’articolo 9 della Costituzione italiana.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali (1).(1) Comma aggiunto dall’art. 1, comma 1, L. Cost. 11 febbraio 2022, n. 1, a decorrere dal 9 marzo 2022.