La Madonna incinta e quella spinta naturalista.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

“La Madonna dell’Attesa”. Chiostro della chiesa di Santa Maria dei Servi a Bologna. Vitale da Bologna, 1349 -1360.

Con un cromatismo scabro, colori tenui, senza intensità se non quella di rappresentare uno stato d’animo, di attesa… in cui il colore viene tenuto sotto tonalità di colori freddi, a sinistra dell’ambulacro della chiesa di Santa Maria dei Servi, su una colonna, già coperta da secoli forse in virtù dello scandalo che suscitava, la Madonna dell’Attesa è incinta di Gesù. Detta anche “Madonna del Parto” presenta una iconografia particolare per quei tempi, non certo consueta nella cultura pittorica del Trecento (la vedremo così in Piero della Francesca, ma nel Rinascimento). Il grembo, il suo gonfiore, la posa che assume la Madonna incinta e con le gambe allargate (come se fosse quello il momento che precede il parto) è motivata da quella spinta naturalistica e materiale delle donne, estrema che la pittura assume, poiché in qualsiasi momento può dare alla luce Gesù. Il cane ai suoi piedi è simbolo di fedeltà. Le braccia di Maria scendono sulle ginocchia, le mani si poggiano e non hanno forza. Il corpo è stanco, spossato, il grembo molto evidenziato come si diceva della gravidanza portata molto avanti è quindi al suo epilogo, attende. La testa di Maria è reclinata sulla spalla destra in un atto di sofferenza. Il libro chiuso è poggiato a contatto della pancia è “La Parola di Dio”, il “Verbo” che per adesso attende di essere comunicato ma solo con la nascita di Gesù che deve prendere la “Carne”: è un ossimoro iconoclasta. Gesù viene al mondo insieme al “Verbo” che lo rappresenta e con il quale si identifica. L’avanzo di affresco nella sua semplicità è pertanto ricco di simbologia. La pianta nel vaso su un piccolo podio alla destra della Madonna simbolizza la radice di Jesse, l’antica “Promessa” della Madre portata a compimento. Nell’arte cristiana tra il XI e il XV secolo Jesse è l’albero genealogico di Gesù, pianta del re Davide.