Testo e fotografia Vincenzo Battista.

In viaggio con Luigino Barbati, Secinaro.

Dalla valle Subequana all’Altopiano di Baullo, nel passante stretto di attraversamento a Sud- Ovest costituito da una valle angusta, tortuosa denominata ” Valle dell’Inferno”. Lungo la pista inizialmente asfaltata, ai lati, sorgono piccole edicole sacre commemorative di eventi prodigiosi, ex voto e pietre votive lasciate lì dai pellegrini quasi a fronteggiare questa valle sinuosa e greve appunto con una toponomastica locale che la sentenzia. La valle è un diaframma geografico di apparizioni, prodigi, eventi soprannaturali. Paesaggio – frontiera la “Valle dell’Inferno”, demanio del racconto, luogo degli eventi. Il sito geografico aspro e inospitale si attraversa in direzione di Baullo con una carrareccia che scende l’altopiano e termina nel Fucino.

E’ a Baullo che si dispiega e quasi si materializza il racconto, la narrazione, la memoria in una zona arsa dal sole e per la mancanza di sorgenti. Una donna in cammino, così la tradizione orale, affaticata, lì si addormentò esausta. Invocò San Francesco che più volte le parlò, consolandola prima, e la terza volta del dialogo, la donna, ormai quasi priva di conoscenza, strappo dal terreno una pianta di felce e vide che aveva le radici umide. Scavò la buca e da quella fuoriuscì l’acqua che le permise di dissetarsi, riprendere il cammino e infine giungere a Castelvecchio Subequo. Raccontò il prodigio, si diffuse l’evento, l’area venne consacrata a San Francesco d’Assisi, tanto che fu meta di pellegrinaggi, guarigioni di malati e infermi e soprattutto invocazioni al santo di Assisi per assicurarsi il viaggio, gli spostamenti a piedi nell’area pedemontana a Sud del massiccio del Sirente. Il santo, da Assisi, si narra nelle sue gesta leggendarie, nel suo peregrinare giunse a Baullo.

Baullo e la nascita dei vitelli protetti dalle madri e dalla mandria che staziona nei mesi estivi a seguito della transumanza verticale e stagionale dai centri della valle Subequana.