Testo e fotografia Vincenzo Battista .

Brani, stralci di frasi, frammenti di racconti personali che lì sono “telegrafati”, intimi e inconfessabili trovano una loro spiegazione, parole che escono dal segreto della persona che li ha prodotti, escono dall’oblio, escono i misterici sentimenti in questo luogo e non altro. Parole evocatrici, che cercano di cambiare il corso delle storie personali, vogliono suscitare e stimolare le qualità interiori nel diario posto sull’altare con tutt’intorno un piccolo edificio di pietre in un sito improbabile del Gran Sasso d’Italia, poiché tutti possano scrivere, e poi tutti leggere. La montagna accoglie i messaggi, con la grotta il folto bosco, miele, erbe medicamentose e frutti selvatici e soprattutto lui che abitava e si cibava di quei luoghi.

L’eremitismo dei remoti pensieri. Spiritualità della solitudine, un concetto complesso. Lo sforzo ascetico, la ricerca della perfezione interiore, e poi le testimonianze: l’enorme macigno che precipita dalla montagna e investe cinque persone, ma che sono vive, si racconterà, grazie alla sua intercessione mentre lui osserva la scena: è sufficiente questo. E sempre lui che associa il pensiero filosofico, l’esercizio delle virtù e religione, il distacco dal mondo delle frequentazioni, tutte praticate tra le balze e i pinnacoli dei canaloni nel Gran Sasso. Il concetto: fisicamente segregati, spiritualmente inseriti, apparentemente inermi ma presenti secondo la dottrina da teorizzare dell’anacoretismo. Il minimo necessario portato dietro di sé per il sostentamento dei solitari del Gran Sasso d’Italia e della Conca aquilana. La vita quotidiana, e l’acqua che è vita, fondante a quelle quote che dà luogo a eventi soprannaturali

La contemplazione della montagna allora come oggi in noi, le persone salgono affaticate e sudate sui sentieri ieri come oggi, quasi si sottoponessero ad un rito iniziatico ma del quale, spesso, non sono a conoscenza: poggiare i piedi sui “segni” del massiccio, inviolabili, da sempre. E infine il piano subliminale, ultimo, trascendentale delle guarigioni, della grazia ricevuta per aver messo le orme nella montagna fino al sito penitenziale del santo eremita, nelle gigantesche rupi di Pizzo Cefalone, sorvolato dalle aquile.