Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Le immagini realizzate dall’elicottero pilotato da Giorgio Zecca, L’Aquila.

La stazione finale delle funivia del Gran Sasso d’Italia.

L’Istituto Luce nei cinegiornali d’epoca narrava e mostrava le tre ore indispensabili per raggiungere i campi da sci di Campo Imperatore dalla capitale, Roma, su cui convergevano i propositi e le sollecitazioni per un turismo d’elite. Un evento per quei tempi nella terra dei pastori e delle mandrie transumanti. La Conca aquilana, il Gran Sasso d’Italia e un ardito progetto unico in Europa. Anno 1931 e poi 1934, la costruzione della funivia per la città nuova, Aquila, del regime fascista. Fonte Cerreto (1125 m. s.l. m.) la partenza, poi la stazione intermedia nei “Valloni” (1619 m. s.l.m.) e l’arrivo a Campo Imperatore, stazione finale (2128.m.s.l.m.). Un’impresa epica, colossale, impressionante per le tecnologie in uso per quel periodo storico. La funivia misurava una lunghezza complessiva di 3008 metri, (un primato in Europa) dislivello di circa 1000 metri, pendenza media del 33%.