Testo e fotografia di Vincenzo Battista

L’altopiano di Navelli, lungo 22 km, largo 3 km ad una quota tra i 600 e i 700 metri, a circa 30 km a Sud – Est di L’Aquila, si estende nel territorio della Comunità Montana Campo Imperatore – Piana di Navelli, che comprende 17 comuni e diverse zone, omogenee dal punto di vista ambientale e architettonico.

Il lungo corridoio carsificato dell’Altopiano di Navelli, è attraversato dalla statale 17 dell’Appennino – Abruzzese e Appulo – Sannitica che taglia centralmente tutto il territorio per circa 22 km. La Statale è un asse viario che divide il fondovalle coltivato a foraggio, grano, granturco, legumi e zafferano.

Le caratteristiche geologiche climatiche sono risultate determinanti per gli insediamenti medioevali che caratterizzano il paesaggio e costituiscono l’aspetto più importante per leggere i caratteri antropici delle comunità locali, le usanze e i riti, l’economia agricola, i culti religiosi che ancora da secoli si conservano.

L’Atlante Capecelatro (1648 – 1652) contiene la documentazione iconografica e descrittiva relativa al tratturo L’Aquila – Foggia per il passaggio delle greggi di pecore in transumanza. La documentazione fornisce un interessante quadro delle caratteristiche del territorio e dei borghi dell’intera zona dell’Altopiano di Navelli coltivata con la pianta dello zafferano.

Nella fotografia d’epoca, anno 1930 circa, si nota il centro di S. Pio delle Camere sullo sfondo e, in primo piano, i contadini che raccolgono lo zafferano. La raccolta del fiore di zafferano si effettua all’alba prima che sorga il sole. I fiori ancora chiusi sono colti manualmente e posti in ceste per essere trasportati in casa dove avviene la “sfioratura”.

E’ un lavoro che si ripete ogni mattina (fine ottobre, metà novembre) per l’intero periodo della fioritura dello zafferano. I fiori devono esser colti la stessa mattina della fioritura, per questo la raccolta necessita di numerosa manodopera. Oggi il lavoro è compiuto da anziani e donne. All’interno del fiore di zafferano a forma di campanula ci sono tre stimmi. Gli stimmi, essiccati al fuoco del camino con un setaccio, danno lo zafferano usato in commercio, chiamato “in fili”. Il fiore viene raccolto prima che si apra con la luce del giorno, ancora chiuso si lavora poi in minor tempo. Quando la corona del fiore si apre sui campi, gli stimmi di zafferano si deteriorano.

Il documento più antico relativo al commercio dello zafferano è un diploma di Re Roberto del 28 marzo 1317. Con tale diploma si ordina ai secreti d’Abruzzo e ai loro ministri che i mercati aquilani di zafferano non siano gravati da un pedaggio straordinario…

Il fiore dello zafferano e gli stimmi. I primi statuti sul commercio dello zafferano furono banditi nel 1569 e si componevano di 12 capitoli. Il dilagare della frode nel commercio dello zafferano però recava danno specialmente ai commercianti della Germania, maggiori consumatori. Per questa ragione furono introdotte nuove disposizioni che salvaguardavano lo zafferano dell’Aquila, la produzione, le metodologie di conservazione e infine il commercio.

I fiori raccolti vengono con i cesti trasportati in casa, conservati ad asciugare su una stuoia al buio prima di essere sfiorati. Fino agli anni ’50 i fiori venivano trasportati sui carri o a dorso di mulo nei cesti o in grandi lenzuoli in tela. Nelle immagini, la separazione degli stimmi (zafferano) dagli stami e dal fiore campanulato.

La “sfioratura”, con un contratto di lavoro verbale, chiamato “alla quindicina” era svolto dalle donne. Provenivano a piedi anche dai centri del Gran Sasso d’Italia. Lavoravano quindici giorni e ricevevano infine un cesto di derrate alimentari come “regalia” per la famiglia.

Il fiore dello zafferano, a forma di campanula, si compone di sei petali, rosso violacei riuniti in un tubulo alla base, da tre stami con antere gialle e da tre stimmi filamentosi color rosso scarlatto suddivisi in tre rami: lo zafferano.

 

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