Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

In un giorno imprecisato di metà novembre del 1950, due passeggeri sostano davanti ad una fermata. Attendono la corriera. Proviene del centro di San Demetrio né Vestini. Finalmente sbuca dall’ultimo tornante, infila il rettilineo e si ferma davanti al bivio, sotto il borgo di Ripa Fagnano nella valle dell’Aterno. Per lui non ci sono problemi, ma per l’altro “passeggero”, un maiale, il conducente, incredulo, prima deve scendere dal mezzo e poi, mentre le persone si affacciano ai finestrini per guardare e stupirsi di quello che accade, attraverso la scaletta posteriore della corriera, insieme all’uomo, aiutare ad issarlo, il maiale, sopra il portapacchi del tetto, sistemarlo poi dentro le “caie” in legno (contenitori per il trasporto del fieno), e con le corde ancorare il prezioso carico. “Taratufanare”, il cercatore di tartufi, dirà più tardi qualcuno di quell’uomo che ha controllato il prezioso “bagaglio” esterno, è salito infine sulla corriera con la bisaccia e uno strano utensile che assomiglia molto ad una piccozza utilizzata degli alpinisti.

Ma prima, molto tempo prima…

“Nascono i tartufi in luoghi secchi, e arenosi, e tra sterpi; attesochè quei nostri contadini, che s’industriano di cavarli, non per simili luoghi, ma per mezzo i campi coltivati gli trovano; anzi sotto quei terreni, dopo possono i porci a tal’uso ammaestrati col grugno dissotterrargli. . . ” citando Plinio, nel libro Archidipitno, “overo dell’insalata, e dell’uso di essa”, lo storico aquilano Salvatore Massonio pubblica, “In Veneta”, nel 1627, quello che doveva essere “Un trattato nuovo, curioso, e non mai dato alla luce”, ma che oggi appare un saggio agro – alimentare anche sulle “Cose Maravigliose del tartufo”. Capitolo XXIV, oltre la gastronomia, nel volume, sono presenti una varietà di prodotti agricoli, con tanto di ricette storiche, di sperimentazione sulla cottura dei cibi, e infine anche di tutela dell’alimentazione e dei frutti dei terreni esclusivi come appunto il tartufo.

Ma torniamo alla corriera.

Chissà quello che sta pensando il “taratufanare” dentro la corriera, forse al “prodotto esclusivo”, il tartufo, che l’ingegno deve trovare per vendere e farne un reddito stagionale, anche se si tratta di attraversare la valle dell’Aterno, la Subequana, e da Forca Caruso scendere con la corriera nel Fucino fino all’estremo lembo nel villaggio di Gioia dei Marsi per portare il maiale presso una famiglia del luogo che dovrà governarlo. Quella era considerata allora una “base di appoggio” della “società”, dai soli patti verbali, dieci persone, che si era costituita tra Ripa Fagnano, S. Pio delle Camere e Succiano. Ogni settimana, a turno, si doveva raggiungere Gioia dei Marsi, prendere il maiale e cercare i tartufi, spingendosi dall’area meridionale della Marsica fino al Parco nazionale d’Abruzzo.

“Dovevamo essere onesti tra noi – mi raccontano – bisognava andare sempre in due per non truffare la società degli uomini “taratufanare”. Dopo l’addestramento, che durava diverse settimane, il maiale si portava in montagna e lì iniziava a “cercare”. A differenza dei cani da ricerca, il maiale non sbagliava quando si fermava, annusava il terreno, puntava le zampe anteriori, sentiva il tartufo sotto la terra, poi scavava e con la zappa l’uomo estraeva il tartufo.

“A quei tempi, come lo zafferano – continua il racconto – la vendita del tartufo per i contadini era una risorsa e il maiale non sbagliava un colpo, ha un fiuto superiore al cane; si tiravano fuori tartufi anche di seicento grammi, eravamo gli unici, e la gente del posto non capiva la ricchezza dei tartufi, ci prendeva in giro perché andavamo per le montagne portandoci dietro il maiale. . .”.

E ancora…il viaggio

Il maiale si comprava a novembre, aveva sette mesi circa ed era allevato nei boschetti, non nelle stalle. Si uccideva l’anno dopo. Utilizzato in campagna, il maiale percorreva molti chilometri per cercare i tartufi, soprattutto d’inverno. Quattro persone partivano alle due di notte con il maiale dietro. Iniziavano da Ofena, contrada “Solagna” per salire, poi, a Forca di Penne; riportavano anche 35 chili di tartufi. Due giorni in cammino, dormivano dentro i casali, nelle stalle dove c’erano gli animali, al “Casal Bambino”, sotto le pendici di Capestrano. Gli altri quattro della “società” battevano tutta la zona di Poggio Picenze, La Petogna, San Demetrio né Vestini. L’inverno la campagna non si lavorava. Per aiutare il maiale a passare sul ghiaccio, sulle gelate, con il cuoio si preparavano gli stivaletti, quattro, per le zampe del maiale; con quelle “camminava”… erano cucite a mano, e i “taratufanare” avevano anche il ricambio, per l’usura. I tartufi venivano venduti al grossista. Il periodo ottimale per cercarli era dicembre e gennaio.

L’addestramento.

Il maiale si addestrava appena comprato; dopo alcuni giorni si iniziava. Seguiva gli uomini come il cane, si chiamava, aveva un nome. L’addestramento cominciava cibandolo con il grasso del maiale e poi il siero, anche il granturco e pezzetti di tartufo. Quando trovava il tartufo l’addestramento era finito. Il maiale girava, con il muso avvertiva l’aroma, iniziava a scavare, una piccola buca e con la zappetta si estraeva il tartufo. Il cane può sbagliare, il maiale no. La zappetta veniva realizzata dal fabbro del paese, con un pungolo alla fine dell’asta.

Quella “ricchezza” ambientale dei tartufi che la famiglia Urbani intorno agli anni ’30 acquistava, nella provincia dell’Aquila, da centinaia di cavatori locali. Ritirava i tartufi in balle sigillate in sacchi di iuta (una balla circa un quintale, siamo intorno al 1927, 1928, raccontano), sopra la soma degli asini che si muovevano verso la stazione di Ripa Fagnano; poi li spedivano. Il “paesaggio rinomato”, quindi, ma che sembra essersi fermato al trattato di Salvatore Massonio :
“ . . . Nascono i tartufi all’ora che piove, e tuona spesso al tempo dell’Autunno. . .”.

Tradizione orale. “ Manuele, con il maiale è andato a Isernia, a piedi, agli inizi del ‘900”.

Le fotografie.
Il paesaggio del Medio Aterno e dell’Altopiano di Navelli. La ricerca del tartufo, gli utensili realizzati dal fabbro, il cane addestrato nella ricerca del tartufo.

Fotografie d’epoca, stampe, miniature e la pittura di Ambrogio Lorenzetti (Siena, 1290 circa – Siena, 1348), particolare dell’uomo e il maiale in “Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo “, “Effetti del “Buongoverno in campagna” affresco conservato nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Paul Gaugain, “ Cavallo al pascolo e maiale”, olio su tela, 1902. Perugia, Fontana Maggiore, “il norcino” ( Foto Dall’Orto). Stile gotico, la fontana realizzata tra il 1275 ed il 1278, da Nicola Pisano e dal figlio Giovanni.

Nota.
Da tempo l’impiego del maiale da tartufo non solo è stato abbandonato ma è stato anche vietato dalla legge. I maiali, avendo un buon senso dell’olfatto, sono in grado di identificare il tartufo rapidamente. Si faceva uso soprattutto della femmina. La scrofa, seguendo sia la predisposizione al ritrovamento del tartufo di cui è ghiotta, sia la somiglianza tra il profumo di questo e l’odore di ormoni sessuali secreti dal maiale maschio, era di fatto un’ottima ritrovatrice: sarchiava con il grifo il terreno nel punto in cui il suo sensibile fiuto aveva individuato il tartufo, fino a scoprirlo e, se non veniva allontanata dal tartufaio, anche a mangiarlo. Inoltre, il maiale è istintivamente abituato a procacciarsi il cibo scavando nel terreno, quindi sommando le due inclinazioni si ottenevano risultati davvero notevoli. ( Fonte: andar a tartufi)

21105680_261625181009378_887944110633186160_n

21105712_261625394342690_1594526730442006860_n

21105777_261625117676051_6210052682265426330_n

21105859_261625327676030_3442107404790926156_n

21106411_261625241009372_3262128877210164969_n

21106694_261625534342676_3091311468118557046_n

21106845_261624971009399_8368192322837407725_n

21106880_261625581009338_732756080467996452_n

21150126_261625307676032_7135703840208725757_n

21150247_261625611009335_213432027063109495_n

21151464_261625631009333_6940320081161752271_n

21151622_261625147676048_3608874832162570517_n

21192468_261625277676035_6284398816618391516_n

21192527_261625197676043_1119557619105591508_n

21077342_261625041009392_437187284600592510_n

21077431_261624817676081_8630804647211523695_n

21077489_261625554342674_5892226630753894382_n

21077634_261625674342662_2647877766809790677_n

21078356_261625417676021_6018868098585062958_n

21078735_261625457676017_8252819026063861116_n

21078793_261625007676062_5604978553953497212_n

21105573_261625321009364_8219504626413408642_n