Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Le mani legate dei corpi prima dell’esecuzione, trascinati, spinti e riuniti in fosse comuni sepolti e così rinvenuti, a Mariupol – Ucraina. Le immagini e i filmati trasmessi indugiano su questo aspetto, una sorta di “messa a fuoco” senza censura perché tutti possano vedere. Come se il corpo non fosse già ostaggio, esposto, come se non bastasse anche il dominio di spogliarli, umiliarli, inermi davanti al diritto di uccidere, nell’ultimo atto, consegnato nella spietata violenza che non conosce epoche. Costante e insinuante nei secoli trascorsi è esistita questa prassi, in quei lacci che stringono: dalle prime rappresentazioni del “Sacrificio di Isacco” alle vittime del nostro tempo che pensavamo fossero state consegnate ai dipinti del passato, alla scultura sacra, agli affreschi o alle processioni del Venerdì Santo. Le mani legate, quindi, prima, il percorso che si compie poi, e quelle genti sacrificate molto vicine al Cristo dolente, a quell’essere indifeso, simbolo per tutte le confessioni religiose, perché nulla e nessuno dimentichi le atrocità che pensavamo estinte: così nel liceo “ D. Cotugno” dell’Aquila, la storia dell’arte e la guerra nella funzione comunicativa degli studenti, nei loro importanti racconti di una scuola che si può fare…