Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Architettura romanica, uno degli esempio in Italia più rilevanti nel panorama delle origini comunali e degli insediamenti religiosi dentro il borgo difensivo di Arezzo. Sull’asse viario un tempo Cassia Vetus, inizialmente sorta come chiesa battesimale, in un’are archeologica di impronta romana, tanto che le sei colonne di granito della facciata sono lì a testimoniare il recupero e il riuso. Riedificata nel XII secolo e rinnovata nel XIII , la chiesa di Santa Maria della Pieve di Arezzo mantiene il prospetto romanico con tre ordini di tre monofore (visibili dall’interno). La facciata si presenta con cinque arcate includendo i tre portali e i tre ordini sovrapposti alle aree logge: dodici al primo ordine, ventiquattro al secondo e trentadue al terzo. Nel 1330 l’ultimazione della torre campanaria, con cinque ordini di bifore aperta ai quattro lati. Nella lunetta centrale le allegorie dei dodici mesi con i lavoro agricoli praticati dalle genti del contado, gruppo scultoreo policromo. L’interno a tre navate, presbiterio e cripta e un abside semicircolare. Nell’altare centrale con inserti pittorici che Vasari realizzò per il sepolcro di famiglia. Rilevanti i capitelli presenti nella cripta che raffigurano anche teste di arieti e montoni: simboli del potere e della cultura armentizia, che forse ha commissionato la cripta intestandosi così il proprio logo e brand.