Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La prima cinta muraria, etrusca, risale al V secolo. Un quadrilatero rettangolare con un perimetro di circa due chilometri. Una seconda cinta muraria si rese necessaria con l’aumento della popolazione, questa volta di circa cinque chilometri. Divenuta romana, Arezzo ebbe la sua terza cinta muraria, “cinta laterizia”, con uno spesso di 4,30 metri. Plinio, Vitruvio e Livio citano la fortificazione e la sua possenza nei loro trattati. La quarta cinta muraria intorno al VII per la difesa dai Longobardi misurava circa 1600 metri. Nel XII secolo la quinta fortificazione perimetrale si estendeva per oltre due chilometri, e poi la sesta di tre chilometri sempre nel Medioevo. Tra il 1319 e il 1330 la settima linea difensiva occupava circa cinque chilometri. Dopo decenni di assedi e devastazioni, ribellioni contro il potere di Firenze si ebbe la rovina della cortina protettiva, tanto che la città resto così a lungo indifesa. Nel 1538 Cosimo I dé Medici rese il borgo di Arezzo difensivo con alte torri e merli, robusti terrapieni. Nel 1800 subì gravi danneggiamenti dalle mine delle truppe francesi. La Basilica di San Domenico, d’impronta romanica, fu costruita nel 1275. La facciata è asimmetrica con il campanile a vela. L’interno con una sola navata, 12 finestre monofore la cui distanza diminuisce avvicinandosi all’abside con una percezione di profondità prospettica e illuminazione naturale orientata anche sull’altare. Nell’abside il Crocifisso di Cimabue, il sepolcro di Gregorio X in un arco ogivale trilobato, oltre alle opere affrescate trecentesche, sculture e la preziosità degli arredi. Nel 1276, la Basilica ospitò il primo Conclave ricordato nella storia della Chiesa.