Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Via Ostilia, al civico 39 b. E’ il mese di giugno 1929. La famiglia si trasferisce nel quartiere romano “Della Vittoria”. Giacomo Balla ( Torino 1871 – Roma 1958 ) il futurista per eccellenza a tutto tondo. La sua casa è un laboratorio interdisciplinare, un caleidoscopio nel puro stile futurista. Balla realizza anche lì performance, istallazioni, happening, diremo oggi. Le pareti, il pavimento, le porte, gli oggetti sono “dinamicamente” dentro il dettato del movimento Futurista italiano (anno 1909, letterario, artistico e politico, fondato da F.T. Marinetti. Attraverso una serie di «manifesti» e di clamorose polemiche). Lui, Balla , ne è il creatore e demiurgo “leggero” e irriverente nell’aprirsi un varco figurativo come non mai nelle avanguardie, poiché ha destabilizzato il concetto di arte visiva resa così sediziosa. Una nuova originale tendenza culturale, per quei tempi, spinta molto avanti dal punto di vista della sperimentazione. Fare e disfare, aggiungere e sottrarre, avanzare e poi meditare sul fare. Questi alcuni propositi dei futuristi. Giacomo Balla. I suoi arredi, gli utensili costruiti in uno scopo di artigianato, quadri e sedie, abiti disegnati e cuciti, cioè il totale futurista per sgomentare e affascinare, destabilizzare e proporre, indicare vie… Il totale futurista non ha più spazio e tempo, tutto è in movimento, inarrestabile dinamismo dei corpi e della mente. L’astronave di Balla è in viaggio, l’universo, il suo universo incomprensibile in apparenza per il suo tempo, crea connubio, nelle forme: tavolini, sedie, scaffali, cavalletti dipinti, piastrelle di arredo, piatti e posacenere, e soprattutto quadri e sculture. Sono fluttuanti nell’atmosfera della casa, luogo archetipo delle invenzioni come un sorta di mago Merlino tra i suoi vapori mescola le sostanze, distilla pozioni, genera sogni, la sua mente è tridimensionale, “immaginifica” realtà infine, documento terminale dei futuristi nei segreti e nella sapienza che non ti aspetti: lo sguardo sul Futuro…