Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Palazzo Fava, Bologna.

Caposcuola del movimento dei Macchiaioli, Giovanni Fattori ( Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze 30 agosto 1908) interprete del Realismo in Italia declinato nella tecnica pittorica definita a “macchia”, il nuovo linguaggio nell’ambito delle arti visive a partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento. La ricerca di un effetto cromatico in dialogo con la luce in punta di pennello, alla riscoperta di tratti salienti che identificano i volti dei personaggi, la natura, il lavoro, la guerra con rapiti tratti cromatici di grande sapienza e mestiere. Dall’epopea risorgimentale, la produzione pittorica di Fattori investe il suo paesaggio, intimo, psicologico attraverso il gusto della narrazione dettagliata, in particolare la sua terra: la Maremma toscana. Oltre ai ritratti, i soggetti militari, la poetica pittorica in definitiva focalizza i contadini e il paesaggio agrario: i butteri, la gente, i contadini e la vita nei campi e il duro lavoro. I costumi e le tecniche del lavoro dei butteri con il loro abbigliato, gli oggetti d’uso, i grandi scenari del paesaggio e la marina con le imbarcazioni dei pescatori. La sofferenza e la miseria, la crudeltà di un ceto sociale completamente sottomesso, dai diritti negati, è senza dubbio presente nelle sue tele di ampia figurazione pittorica. Uomini e animali sono accomunati in un unico esito non idilliaco, ma con l’intento di rappresentarli senza nessuna enfasi o stile romantico. La pittura di Fattori è un’indagine etnografica e a tratti antropologica nell’ambito sociale delle comunità e nei personaggi ritratti senza il velo emotivo, senza sentimentalismi, ma nella consapevolezza di restituire, nella pittura, un documento, un archivio della storia italiana nella seconda metà dell’Ottocento.