Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La cella della devozione alle pendici di monte Jenca, versante occidentale del Gran Sasso d’Italia. Alla sommità del villaggio d’altura di San Pietro della Jenca (castello diruto fortificato di avvistamento, secolo XIII ), il luogo – reliquiario, delle attese… e della devozione di San Giovanni Paolo II. La chiesa è stata eretta per onorare appunto il luogo – reliquiario del Gran Sasso d’Italia in un ambito geografico antropizzato dalle comunità transumanti che attraversavano la sottostante valle del Vasto ( l’icona di due chiavi di San Pietro Apostolo incrociate, riunite in banda rossa su campo giallo). L’icona è stata ritrovata nel borgo di San Pietro della Jenca che declina dalla chiesa sulle curve di livello orografiche. Luogo di pellegrinaggi, di ex voto, di grazia ricevuta, di espiazione e supplica, è stato sito in passato del raccoglimento e della preghiera di papa Giovanni Paolo II nelle sue numerose visite nell’area del Gran sasso d’Italia. La chiesa: dalla facciata in pietre in conci irregolari, al coronamento orizzontale con cornice sommitale e frontone in muratura. Nella lunetta della facciata ancora tracce di un affresco. Un’unica aula all’interno con volta a botte in pietrame. Le pareti in conci di pietra locale tagliati e lavorati. La parete di controfacciata presenta avanzi di affresco che mostra San Cristofaro che sorregge Gesù Bambino, una pittura dalle tracce e tratti bizantini, eseguita e coeva (XIII secolo) probabilmente alle rappresentazione sacre nelle chiese dei centri storici di Camarda, Assergi, Paganica, Tempera, Filetto, di cui molte pitture tuttavia sono scomparse a seguito del sisma del 2009. Gli occhi di San Cristofaro dai tratti allungati, il volto medio – orientale con un accenno di barba e sottili baffi che scendono ai lati della bocca, i lunghi capelli biondi castani così come vuole la sua tradizione visuale della pittura, il lungo e prezioso abito rosso e blu ( quest’ultimo perde il suo contrasto declinato al verde) – colori sacrali cerimoniali del cattolicesimo) tenuto al centro con una fibula a disco che ricorda la clamide dell’abito indossato da Giustiniano nel mosaico di San Vitale a Ravenna. San Cristofaro sorregge Gesù Bambino sulla spalla sinistra, e sempre con la mano sinistra lo tiene lievemente per mantenerlo in equilibrio. Gesù ricambia con le sue piccole mani nell’atto di accarezzargli il volto e la testa. La rappresentazione esigua nella sua descrizione dell’intero affresco, andato perduto sull’intera parete, mostra un arco ogivale che era ricoperto dalla superficie pittorica. All’interno dell’edificio religioso sulla parete di sinistra una monofora d’impianto medioevale in stile gotico con arco ogivale e un’altra stretta apertura strombava. Dietro l’altare un arco in pietra a tutto sesto tardo rinascimentale. Le reliquie del santo all’interno dell’edifico sacro cristallizzano il culto devozionale con la presenza delle numerose compagnie devozionali.