La Soglia della Porta Santa di Collemaggio. La Perdonanza Celestiniana.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

E’ la soglia che supera Celestino V, quando, a 24 anni, cerca un luogo “ alto e aspro” nel massiccio del Morrone. E’ la soglia continua costante della sua vita, dei mondi mutevoli e delle periferie estranee e ostili di un mondo medievale, nel suo peregrinare ascetico che si accalcano, sì, sulla sua soglia. E’ la soglia che supera per entrare nella grotta e stendersi su un letto di pietra. E’ la soglia dell’elezione pontificia, e la soglia, attraversata, poi, a 87 anni, con la rinuncia al papato di quell’uomo Celestino V venuto dalla povertà. La soglia. Tributa il confine, non chiede, ma osserva… La soglia è la risposta di un’ eco profondo che mai è terminato nella sua vita. Varcarla la soglia, quel corpo muto e inodore di pietra, ma che conosce il pensiero dell’uomo, le sue convinzioni, il suo malessere, segno e simbolo delle narrazioni che non sapremo mai : sono le più intime della persona, adesso, qui, nella Porta Santa di Collemaggio, spalancata, superata quella soglia che compendia i significati opachi delle relazioni, li dischiude e li traduce. La soglia di pietre levigate della Porta Santa di Collemaggio tributa il confine, è essa stessa fisiologica e psicologica bagnata dalla pioggia che lava la compassione, l’infelicità nel sentimento di partecipazione e pietà, il dolore, per non morire del proprio passato, come ha affermato Papa Francesco attraversando la soglia della Porta Santa: “la Misericordia”, la sintesi nelle due antiche parole latine, pietà e cuore. La soglia della Porta Santa di Collemaggio, il luogo della narrazione secolare, si materializza poggiando le proprie impronte, restare lì, toccarle quelle pietre se non sono altro che il limes del nostro sé, non c’è pagamento e nulla da versare, ma ristabilisce un equilibrio nella sua grammatica elementare, l’azione, in quel perimetro spaziale reso silente dalle nostre debolezza, e non altro…