Quelle parole lette in classe.

Testo di Vincenzo Battista.

Oggi, nel liceo “B. Croce” di Avezzano, su proposta del prof. di filosofia Devid Roselli, la scuola si è raccolta, nelle aule, con i professori e i ragazzi, prima delle lezioni, nella lettura della lettera scritta ai figli  Maria Paola e Domenico, dal padre, Giustino Parisse; poi è seguito un minuto di raccoglimento, che la scuola ha osservato. La lettera. Ho inviato un primo messaggio a Giustino, lo informavo, mi ha ringraziato, mentre la lunga lettera, quelle parole leggere e delicate ma poi non potrei dire altro bisogna conoscerla, una ragazza in aula continuava a leggere. La commozione come non l’avevo mai vista è entrata in quell’aula come una frustata, non credevo tanto: la concentrazione dei ragazzi, il silenzio e l’attesa per quelle parole scandite davanti a loro, alcuni trattenevano a stento le lacrime, altri piangevano a dirotto e per un attimo, mi sono rifugiato nel corridoio, perché no, anch’io assalito da una forte commozione. Infine ho parlato di Giustino, del borgo di Onna, la sua nuova casa vicino a quel che resta della frazione dell’Aquila, la vetrata della libreria che guarda il Gran Sasso, i libri recuperati ma battuti dalle macerie, il suo giardino, l’orto, le immagini religiose in una nicchia e, sua moglie Dina, ho detto ai ragazzi, poiché tanto è il suo dolore che è pari alla sua dignità, alla sua compostezza, una lezione per tutti…