Testo e fotografia Vincenzo Battista.

I nove frammenti attribuiti all’imperatore Costantino di marmo pario raccolti ed esposti dalla fine del Quattrocento (1486) nel Palazzo dei Conservatori, Roma. Definito il “Colosso di Costantino” (306 – 337 d. C.). L’Impero Romano fu modificato con il riconoscimento della religione cristiana ( 313 d. C.). La scultura o meglio in uno dei frammenti, a suo tempo, è stata riadattata, tolta la barba originaria come si evince dalla stessa testa originaria di Costantino che si è conservata nei secoli. Il “Colosso” di Costantino in quella postura, nella fissità ieratica, che oggi possiamo osservare, vuole essere una divinità, forse Giove Ottimo Massimo nel suo allestimento nei giardini di Villa Caffarelli, Musei Capitolini. Con i suoi 13 metri di altezza è stato ricostruito il “Colosso” seguendo i frammenti pervenuti fino a noi in una progettazione della plasticità complessiva della statua come doveva apparire. I frammenti – modelli , in 3d ad alta risoluzione, hanno permesso con le resina e poliuretano, insieme a polvere di marmo, foglia d’oro e gesso di alzare la scultura e ricostruirne la sua unicità e così rappresentarla. Costantino, infine, espugna il mondo del paganesimo degli dei falsi e bugiardi, ma non resiste alla tentazione di farsi rappresentare come uno di loro, in trono che sorregge il mondo con la sfera della perfezione, e comanda gli uomini, in contrasto con i Vangeli e le testimonianze che raccontano la vita e la predicazione di Gesù di Nazareth, ignorate.