Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Le immagini sono relative alla mostra documentaria “Stregherie”.

Mostra stregherie, Palazzo Pallavicini (Bologna). Dal 17 febbraio al 16 giugno 2024.

Si scende in profondità, in corda doppia lungo le pareti verticali su alcuni passaggi, nel gorgo dell’esoterismo (dottrina – religione e filosofia – spirituale segreta, esclusiva, riservata. Vedi Aristotele). Si lasciano certezze e consuetudini. Si scende in una natura geologica, ribelle e arcana a pochi chilometri da L’Aquila. Sul fondo le streghe, non potrebbero essere che loro, danzano in circolo coperte da lunghi veli neri e dagli occhi di brace: è possibile ascoltare il loro “canto” ammaliatore per attrarre uomini e cose, poi urlano con voce stridula il disprezzo per il mondo reale, si alzano in volo, sfiorano le falesie di roccia, si poggiano sulle cenge, mentre il vento soffia caldo non si sa da dove, da quali cupi meandri. Qualcosa invece si sa dalle poche testimonianze di persone che sono risalite in superfice dal grande fosso, ma prima sono stati attirati e incuriositi sull’orlo del burrone dalle voci misteriche: è il sito del “dominio” questo, inutile cercare ragione, ma solo sovranità, egemonia che si ingegna per fabbricare un mondo-altro, nel micro cosmo della pianura di Roio (Aq). Tanto che quelli che non hanno perso la parola, i sopravvissuti, con grande stupore dei medici e le numerose analisi a cui si sono sottoposti senza esito, parlano non creduti di riti magici, di un trono di granito posto alla base della forra, di una energia che scuote la mente, una potenza occulta di forze dell’ignoto e la luna, sì la luna, complice, quando esce dalle nuvole, come un faro crudele, di un bianco argento brillante inquietante, perlustra e illumina senza tregua i meandri poiché vuole cibarsi dell’oscurità diabolica della cavità e del bosco che la avvolge: da lì, tra le fronde dei faggi e cerri, gli animali hanno avuto in dono la parola, in un linguaggio arcano e incomprensibile, e vigilano poiché nessuno metta in dubbio la podestà del mito senza tempo, la podestà delle streghe. Ma allora dove vive e partorisce la madre delle streghe, la sua genesi nel mondo – lo sappiamo – è nella natura di cui è signora e padrona. Crea dentro il suo ventre e produce la donna seriale, stregherie multiple, serial killer del reato della trasfigurazione, piccole donne allevate al maleficio, donne dedite a rituali magici: la jana – bifronte così chiamata da queste parti dell’Abruzzo interno (è un ‘entità naturale o soprannaturale che ha un significato simbolico e al quale ci si sente legati per tutta la vita, per chi l’ha incontrata,  ma poi sopravvivono i racconti che si ereditano) e, pertanto, così chiamata jana, è molto, molto vicina alle metamorfosi con la “jatta” ( gatta) mutuante a cui è abbinata e consorella, meglio se dalla folta peluria nera e dagli occhi gialli, che assiste, scruta, veglia e vive la notte tra i vicoli e le tortuose vie del borgo. La strega cristallizza l’occulto, le pratiche taumaturgiche che si aprono come un ventaglio, una sorta di catalogo dei prodotti da provare: dai neonati e le nove notti insonni, alle sedie spagliate e le veglie, ai peli di tasso; dai “breviucci” all’olio, alle scope di saggina fuori alle porte, alle criniere dei cavalli intrecciate come se dovessero sfilare in una passerella con premi finali. Falci incrociate, camini accesi la notte perché scende dal camino, corna di bue e ferri di cavallo, chicchi di sale da contare, grani di pannocchie di granturco da contare, finestre e porte da sprangare e se poi viene l’alba, con la prime luci, la strega intenta a contare si dissolve in una nuvola. Il via vai di comari e stregoni locali dentro la casa del posseduto, il parroco che è inutile, è tenuto lontano, poi le erbe, amuleti e talismani, filtri e le pozioni, medicine alchemiche, la rugiada e punti cardinali e poi tanto, tanto altro: opposizioni? Rimedi? La strega intanto contatta il maligno sua entità soprannaturale nelle riunioni del Sabba (nelle leggende medievali diffuse dal Romanticismo, ritrovo di streghe e stregoni che celebrano feste magiche e orgiastiche in onore del diavolo), ma poi basta: partono le persecuzioni. Fine Quattrocento e poi Il Cinquecento e oltre  ( La Grande caccia in Europa: tra il 1560 e il 1630 circa 20000 persone vengono bruciate sul rogo, soprattutto donne, in seguito ad una condanna per stregoneria nel verbali dei processi). Il tribunale dell’Inquisizione è spietato: la strega si configura, sotto tortura confessa, vecchia megera, mostro animale nelle sue viscere putride e parte, infine, l’attacco mirato verso la donna da tenere a bada, poi ci si mette anche la Controriforma. La strega – donna è eretica: processi, torture, mostruosità e violenza poiché cavalca la bestia. Il fuoco e il rogo sono l’unico antidoto alla sua eliminazione. Brucia. La strega è Circe nell’Odissea, strigae nell’antica Roma, Chere nell’Ade mangiatrici di bambini. Signora degli incantesimi, penetra nella mente e la distrugge e, dall’interno, si ciba del pensiero, succhia e asciuga il corpo fino a farlo diventare una mummia davanti agli occhi increduli dei parenti stretti davanti a questa pratica di stregoneria che evoca l’abisso, abisso di quella secolarizzazione sociale insita nella diversità comportamentale da combattere, così ritiene la cultura popolare, e in quelle ristrette aree geografiche – lo sappiamo – fino al recente passato. Persone del vicinato da allontanare, quindi, poiché streghe, non da dirimere, ma da eliminare, anche fisicamente se necessario, sì anche in quel modo. Oggi sappiamo che la diversità è cultura, ricchezza, scambio, crescita, necessità (lo vediamo nella scuola), ma un tempo, come detto, essa stessa era da sopprimere in una chiamata collettiva sociale soprattutto nei paesi: la strega, appunto, malvagia e pettegola, costruita dalle dicerie e soprattutto dalla maldicenza ( un vanto mediatico della città dell’Aquila ), e di cui oggi, della sua ”persona”, non troviamo più nulla per provare laconicamente, per usare un eufemismo , a “commemorala”, forse come si dovrebbe, nella sua incolpevole infelicità, e nel suo crudele destino… Infine l’equazione: la Chiesa sa e combatte la “magia” (opposta alle sacre scritture) come opera del demonio. La strega stringe un patto, l’essere umano abbandonava la fede cristiana per seguire il diavolo. Il Rogo purificatore. Fine.